Sono passate due settimane dal nostro arrivo qui in Svezia e un primo bilancio vorrei farlo.
Possiamo dire che il 90% degli scatoloni sono disfatti e che abbiamo iniziato a prendere possesso del territorio (come dice una nostra cara amica). La casa è bella e spaziosa e i servizi comodi ed efficienti. Abbiamo diversi supermercati vicino, la stazione della metro a poche centinaia di metri e una riserva naturale a 5 minuti di passeggiata.
Il clima è forse la cosa più curiosa, si alternano neve, pioggia e sole nel giro anche di una sola giornata, passata dai -1 ai 9 gradi. L’aria è frizzante e pulita, soprattutto quanto ci sia vicina al lago Mälaren. Quando esco a correre incontro moltissima gente, di tutte le età, che pratica sport o semplicemente passeggia.
Nella nostra zona ci sono molti immigrati e molti svedesi. La percezione che si ha degli immigrati è curiosa. Molti italiani ne parlano come se loro stessi non lo fossero, restringendo la cerchia degli immigrati a chi appartiene ad etnie o razze diverse dalla nostra. Dobbiamo accettare il fatto che siamo qui e siamo ospiti, che questa non è ancora casa nostra.
Un elemento che invece occupa il primo posto della scaletta delle cose da fare è regolarizzarci. Un cittadino della Comunità Europea ha tre mesi di tempo per regolarizzarsi e ciò avviene principalmente in due casi:
- trovando lavoro (o creandone uno)
- dimostrando che si hanno fondi sufficienti a mantenersi
Io sto spostando la mia attività dall’Italia alla Svezia, vivendo qui dovrò pagare le tasse qui, quindi una volta sistemato l’iter burocratico dovremmo riuscire a sistemarci nel giro di uno o due mesi. Questo ci permetterà di avere la residenza e diversi servizi (un conto in banca svedese, il medico, l’asilo per i bimbi, una connessione veloce per la rete, l’abbonamento alla TV, …). Per ora viviamo in quel limbo tra due realtà, il passato italiano e il futuro svedese, un limbo con le incertezze del caso.